Questa cucurbitacea è coltivata in quantità limitata e solo nella zona casalasco viadanese.
Su questo terreno di origine alluvionale si trovano le condizioni ideali per dare il meglio di sé.
La pianta del moscatello necessita di adeguato apporto idrico e di un terreno ben lavorato.
Di grosse dimensioni (2 – 3 kg), tondeggiante e schiacciato ai poli.
La superficie leggermente solcata è color verde, e in maturazione vira sul giallo paglierino con sfumature verdi.
La polpa interna è giallo chiaro sfumata di verde acceso, dolce e con caratteristico e intenso profumo di Moscato.
La consistenza è deliquescente.
Comunemente è usato come frutta al termine dei pasti, ma anticamente anche nelle tipiche “mlunèri” come merenda rinfrescante dai lavoratori agricoli che lo tenevano per un po’ di tempo depositato nei fossi in una zona d’ombra.
È anche ingrediente speciale per il gelato.
È uno dei meloni più antichi, già citato alla fine del 1500 e documentato nel dipinto “natura morta con frutta su mensola di pietra” del Caravaggio (1603 circa). Sembra che Michelangelo Merisi ne fosse ghiotto, tanto da riservargli la posizione centrale nel quadro.
Il professor Ettore Amadio dell’Istituto professionale per l’agricoltura “Stanga” di Cremona, ha ritrovato recentemente alcune piante dal signor Mauro Albertoni a Vicomoscano di Casalmaggiore (Cr).
Noto anche come “melone dei Gonzaga”, in origine il consumo di questo melone profumatissimo era riservato ai nobili. Solo più tardi è diventato “popolare”, ma sempre consumato localmente per la loro scarsissima conservabilità. Una volta raccolto infatti si deteriora in pochissimo tempo. Non è certamente adatto alla grande distribuzione.
Troviamo testimonianza nel libro del 1662 di Bartolomeo Stefani, illustre cuoco alla corte dei Gonzaga “L’arte di ben cucinare et istruire i men periti in questa lodevole professione”.
Ricetta di minestra di peponi (meloni)
Per composizione di questa minestra si ricerca al melone d’esser d’odor moscato e che non sia troppo maturo, e tagliando questo in fette avvertirai non tagliarlo troppo vicino alla scorza, e poi le leverai sottilmente quella superficie, dove sta il seme di detto melone, acciò possa servirti della parte più tenera, e questo taglierai in quadretti o pessetti piccioli e di questi te ne servirai per far quattro minestre, ne piglierai una libra, ponendoli in un vaso di pietra vitrata, con brodo buono, mettendogli sopra fuoco moderatamente, avertendo che questo presto si cuoce. Piglierai il suo seme, pestandolo nel mortaio con due once di zuccaro e sei rossi d’ova, stempererai il tutto con un bicchiere di panna di latte, li spremirai il succo di due limoni e ogni cosa porrai nel vaso di detta minestra, mescolata sempre con un cucchiaro d’argento o di legno, fino alla perfezione della solita cottura e questa servirai schietta senza pane.